martedì 11 maggio 2010

ciclo idrologico

CICLO IDROLOGICO

L'idrologia studia la distribuzione dell'acqua sulla superficie terrestre, la sua interazione con altre sostanze naturali e il ruolo che essa svolge nella vita animale e vegetale. Lo scambio continuo di acqua fra terra e atmosfera viene chiamato ciclo idrologico. Per opera di vari fattori, primo fra tutti il calore irraggiato dal Sole, l'acqua evapora dal suolo, dalle distese d'acqua e dagli organismi viventi, per poi condensare e precipitare sotto forma di pioggia o neve.
Il ciclo dell'acqua conosciuto tecnicamente come ciclo idrologico consiste nella circolazione dell'acqua all'interno dell'idrosfera terrestre, includendo i cambiamenti di stato fisico dell'acqua tra la fase liquida, solida e gassosa.
L’idrosfera rappresenta l’insieme di tutte le acque presenti sulla Terra: 

•Quelle contenute nelle parti concave della superficie terrestre (oceani,mari e laghi).
•Quelle che scorrono liberamente sul terreno (ruscellamento).
•Quelle raccolte negli alvei dei corsi d’acqua (deflusso superficiale).
•Le acque che scorrono nel sottosuolo (deflusso sotterraneo).
•L’acqua trattenuta, allo stato solido, nella neve e nei ghiacciai.

I SERBATOI IDRICI

Circa 1400 milioni di chilometri quadrati, sia il totale d’acqua presente nell’idrosfera. Negli oceani e i mari è presente oltre il 96% dell’acqua presente sulla Terra. I ghiacciai, le calotte glaciali, sfalde acquifere sotterranee, i corsi d’acqua, i laghi e l’atmosfera costituiscono il 3,6% nell’acqua sul nostro Pianeta. L’acqua di maggior interesse per l’uomo è l’acqua dolce.
Tutti i serbatoi idrici si trovano in uno stato di equilibrio dinamico; ciò significa che essi ricevono continui apporti da altri serbatoi. Il continuo passaggio da un serbatoio all’altro viene definito come CICLO IDROLOGICO.


LE FASI DEL CICLO IDROLOGICO 




Il ciclo idrologico si suddivide in 5 fasi:

1. Evaporazione. Questo processo assorbe molta energia solare e consiste nel passaggio dall’acqua liquida a quella aeriforme. Un processo simile è la traspirazione, cioè la fuoriuscita di umidità dalle foglie delle piante e dal corpo degli animali.

2. Condensazione. È il ritorno dell’acqua allo stato liquido. Si verifica quando il vapore si raffredda, dando origine alle minuscole gocciole che compongono le nubi.

3. Precipitazione. Consiste nella ricaduta dell’acqua dalle nubi ( pioggia, neve, grandine, nebbia e rugiada). L’80% delle precipitazioni cade in mare, mentre il 20% scende sui continenti.




4. Infiltrazione. Indica l’acqua assorbita dalle radici delle piante; comprende anche le acque che penetrano.


5. Deflusso. Consiste nella discesa verso il mare in eccesso, caduta sulle aree continentali. Il deflusso si svolge la maggior parte delle volte sulla superficie della litosfera (deflusso superficiale), mentre la porzione che è presente nel sottosuolo viene chiamata (deflusso sotterraneo).

Il volume nelle riserve d'acqua fresca, particolarmente quelle disponibili per l'impiego da parte dell'uomo, costituisce le importanti risorse idriche.

GLI EFFETTI DEL RISCALDAMENTO GLOBALE IN ITALIA

Negli ultimi 20 anni la situazione meteo-climatica in Italia ha avuto un certo cambiamento a volte particolarmente preoccupante, con una riduzione delle precipitazioni soprattutto in quelle regioni del Paese in cui la disponibilità idrica dipende principalmente dalle acque superficiali e sorgive e quindi da quelle sotterranee.
L’Italia è uno dei paesi potenzialmente più ricchi d’acqua. Il volume medio delle precipitazioni piovose è stimato in circa 300 miliardi di metri cubi all’anno, cioè tra i più elevati in Europa. Considerato che l’altezza media delle precipitazioni in Europa è pari a circa 650 mm/anno, l’Italia riceve un quantitativo di acque meteoriche significativamente superiore alla media europea.Le difficoltà dell’Italia nel campo delle disponibilità idriche sono imputabili sostanzialmente all’irregolare distribuzione sia spaziale che temporale delle precipitazioni sul nostro territorio. La differenza di latitudine fra Nord Italia e Sud Italia e isole comporta notevoli differenze climatiche, con conseguenti differenze nell’altezza media delle precipitazioni fra Nord e Sud e nelle disponibilità idriche.
Inoltre è caratteristica dell’Italia una notevole irregolarità temporale delle precipitazioni, con un minimo nel semestre aprile-settembre e un massimo nel semestre ottobre-marzo.
Quanto premesso ci spiega perché dei circa 300 miliardi di metri cubi/anno di afflusso meteorico solo 45 miliardi (il 15% circa) viene utilizzato dall’uomo per tutti gli usi. La percentuale più elevata di queste precipitazioni, poco più del 40%, si dovrebbe concentrare nelle regioni settentrionali, il 22% in quelle centrali, il 24% nelle regioni meridionali e appena il 12% nelle isole maggiori, cioè Sicilia e Sardegna.
Tuttavia, la percentuale di pioggia che non evapora non si disperde nel sottosuolo ed è suscettibile di essere utilizzata, ed è valutata dal Ministero dell’Ambiente in non più di 110 miliardi di metri cubi all’anno.
Essa dà origine ad una disponibilità di risorsa idrica, da noi oggi effettivamente utilizzabile, stimata pari a solo 58 miliardi di metri cubi, di cui il 72% derivabile da risorse superficiali (sorgenti, fiumi e laghi) ed il 28% da risorse sotterranee (falde non profonde). Quasi il 53% delle risorse superficiali utilizzabili sono localizzate nell’Italia settentrionale, il 19% in quella centrale, il 21% in quella meridionale ed il 7% nelle isole maggiori. Si stima, inoltre, che circa il 70% delle risorse sotterranee sia collocato nelle grandi pianure alluvionali dell’Italia settentrionale e che poche siano le falde utilizzabili nell’Italia meridionale, tutte confinate nei brevi tratti di pianure costiere ed in poche zone interne: la più sfruttata ed estesa pare essere quella pugliese, accreditata per oltre 500 milioni di metri cubi all’anno, mentre la meno sfruttata e forse la più limitata appare quella sarda con una capacità di non più di 80 milioni di metri cubi all’anno. La significativa differenza nella disponibilità della risorsa a livello territoriale riflette, oltre il diverso volume medio annuo delle precipitazioni, la loro diversa distribuzione stagionale.



Nel Mezzogiorno, le precipitazioni prevalentemente concentrate sui rilievi subiscono forti variazioni stagionali con punte anche dell’80% nel periodo autunnale ed invernale, mentre la relativa domanda, ovvero i fabbisogni della collettività, presenta i suoi massimi proprio nel periodo primaverile-estivo. Nel Mezzogiorno, dove la popolazione residente è pari a più del 36% del totale nazionale ed i prelievi hanno ormai raggiunto il 96% della disponibilità, lo sfruttamento delle risorse è oggi critico.
L’Italia è ai primi posti tra i paesi europei con riferimento alla domanda complessiva di acqua. Rispetto ad una media dei paesi dell’UE di 604 metri cubi per abitante all’anno, il nostro Paese registra un valore stimato intorno ai 908 metri cubi per abitante all’anno: più di noi solo l’Olanda.

PERCHÉ L’ACQUA NON È SOLO UNA BENEDIZIONE?

L’acqua delle nuvole, distillata naturalmente dalla terra, è veramente l’acqua più pura che ci sia. Essa si modifica tuttavia quando cade di nuovo sulla terra sotto forma di pioggia, neve, rugiada, grandine. L’acqua piovana pulisce l’atmosfera da tutto quello che vi è presente: un litro di pioggia può pulire più di 300.000 litri d’aria. Più di tutti, nella pioggia vengono disciolti l’ossigeno e il biossido di carbonio (CO2). Inoltre, le precipitazioni si arricchiscono con i gas di scarico che l’uomo disperde nell’aria: attraverso la combustione di combustibili fossili l’aria viene arricchita soprattutto con ossidi di carbonio e azoto.
Più della metà degli uomini producono gas di scarico soprattutto dalla combustione dei motori degli autoveicoli, che causa, insieme ad altre fonti come ad esempio gli impianti di riscaldamento, il rilascio di sostanze che rendono acida l’acqua.
Tutte le sostanze inquinanti devono essere eliminate alla fonte. Infatti, una volta che la pioggia o la neve hanno contaminato l’acqua e il suolo, l’intervento di depurazione è molto più costoso e a volte impossibile.